Nell'universo a noi conosciuto.

 


È caduto fuori dallo schermo della televisione. Nessuno in casa se n'è accorto. Luigia sta cucinando un pollo alla diavola. Marta è in camera sua a fare i compiti di inglese per la verifica del giorno dopo. Armando non è ancora rientrato dal secondo turno di lavoro. Fabbrica di tappi per flaconi farmaceutici. Un lavoro che odia ma che gli ha permesso di regalare una 4k di smart televisione, nuovo arrivo natalizio in casa Tresoldi. Marta aveva cacciato un urlo di gioia appena l'aveva vista. “Posso guardarmi le Miracle Tunes in formato gigante!”, aveva gridato con quella sua vocina che trapana lo stomaco. Lui, Armando aveva pensato invece all'Inter, alle partite di Coppa, alla finale di Champion. Al fatto che ormai a 49 anni la vista era pari a quella di una talpa cinese. “Mi risolverà la vita”, aveva detto a Luigia, per convincerla dell'acquisto importantissimo. Lei, dal canto suo, avrebbe preferito un Bimbi, l'aggeggio per cucinare che fa tutto lui ma suo marito aveva diritto a togliersi qualche soddisfazione. Anche perché lo conosce bene... quando si fissa su una cosa diventa irremovibile. E comunque le puntate di Segreto, la sua serie preferita, viste su quello schermo da cinema, sarebbero state una gran cosa.


Comunque ritorniamo al nostro eroe che cade dallo schermo. Non sappiamo bene chi abbia lasciato accesa la televisione. Comunque lui è qui, nel salotto della famiglia Tresoldi. Smarrito come Bambi in mezzo alla foresta. Senza nessun tipo di riferimento, in un mondo a lui estraneo. Per prima cosa estrae la spada laser e l'accende. Non si sa mai, l'Impero si può nascondere ovunque. Ma che razza di posto è questo? Luke si volta verso lo schermo ma ormai c'è la pubblicità. Una signorina in slip sta decantando l'uso di un assorbente talmente tanto sottile da renderlo quasi invisibile. Luke abbassa lo sguardo. Sembra sua sorella, quella volta che Jabba The Hut l'ha costretta a mettersi in bikini di pelle per lui. Spiacevoli ricordi. Ma niente a confronto di tutto quello che lo circonda. È poi è tutto così grande. Dev'essere un mondo di giganti, questo. Di fianco alla porta d'ingresso c'è uno specchio. La sua immagine riflessa restituisce la sagoma vestita col suo solito abito. Kimono Jedi, cintura in vita. Stivali nei pantaloni kaki. Tutto come sempre. Se non fosse che in questo mondo misurera circa 50 cm. L'altezza che aveva nello schermo prima di cadere, chissà come, fuori. Prima di arrivare in questo strano e tremendo inganno di universo che lo spaventa terribilmente. Più di suo padre, più della Morte Nera. Più di Palpatine.

Un rumore lo sorprende. Dallo spavento urta con la spada laser un vaso di cristallo, regalo della nonna Maria, che si disintegra immediatamente. “Cos'è stato?”, urla mamma Luigia dalla cucina. “E io che ne so”, risponde Marta da camera sua. “Sarà stato il gatto”, continua. Luke si nasconde dentro al divano. Appena in tempo per evitare l'entrata in scena del capo famiglia. “Sono a casa”, lo sente dire. “Cosa c'è per cena?” Luigia gli va incontro, prende il telecomando e spegne il televisore. Luke inorridisce. Il suo mondo annullato in un istante. Approfitta della porta aperta e corre fuori. Un piccolo giardino lo attende insieme a un freddo da Hoth, che gli gela i pensieri in testa. Piante giganti, presumibilmente bambù, ortensie e iris. Ma a lui sembra la foresta dove vivono gli Ewoks. Ma qui niente case sugli alberi, né omini pelosi. Solo una grande pantera nera. Grande molto più di lui. Una pantera che gli soffia contro. Luke, spada laser alla mano, è pronto a combattere. Ma ecco Marta che arriva. “Cosa c'è da soffiare? Sei scemo? Non vedi che non c'è nessuno?”. La porta si chiude. La bambina col gatto in braccio, rientra. Lui è da solo. Terribilmente solo. Dove sono tutti i miei amici? Pensa. Dov'è Han Solo. Dov'è Chubi? Allora ricorda quello che gli ha detto Yoda, le sue parole: usare devi la forza se vuoi il mondo affromtare.

Luke chiude gli occhi e si concentra. Ma niente. Nessun potere Jedi. Dove diavolo è finito? Il piccolo omino stellare si arrampica sulla finestra e guarda all'interno della casa. La televisione è di nuovo accesa. L'uomo gigante è in tuta e guarda lo schermo bevendo una birra. Anche se lui non sa di quale bevanda si tratti. Come posso fare? Si chiede. Ci dev'essere una soluzione. Usa la forza, Luke. Ancora quel nanetto di Yoda gli s'insinua nei pensieri.

Poi la tragedia. Da lontano un rumore sordo, come di un mostro della sabbia di Tatooine. Un essere peloso, grande 4 volte lui si avvicina correndo. Luke attiva la spada laser. È pronto. È pronto a tutto, anche a morire. Orso, il cane dei vicini, supera con un balzo il cancello del giardino e gli è addosso. Un pezzo di orecchia vola nell'aria. Il cane guaisce e scappa via. La porta si apre: tutta la famiglia al completo si precipita a vedere quel che succede e lo vedono. Il mondo precipita in un silenzio più profondo del silenzio di qualsiasi galassia. Poi Marta caccia un urlo degno di un Wokie. Al giovane Jedi cade di mano la spada laser per lo spavento e scivola irrimediabilmente nelle fessure del tombino. La bambina, gli si avvicina, lo guarda bene e dice: “ma è Luke Skywalker... ma è bellissimo. Sembra vero. Chissà quando lo vede Giulio... Vi prego mamma... papà... possiamo tenerlo?” - “Ma non sappiamo nemmeno di chi è”, risponde mamma Luigia. - “Oh, se qualcuno l'ha perso lo verranno a cercare, nel frattempo è nostro.” - dice orgoglioso papà Armando. - “Le inventano proprio tutte al giorno d'oggi”, aggiunge orgoglioso. Si abbassa, lo prende per la vita e lo alza di peso. È solo un incubo, una proiezione olografica, una mossa dell'Impero, pensa lo Jedi. Poi sviene.


La famiglia Tresoldi si siede a tavola. C'è pollo alla diavola stasera. Su una delle sedie che di solito rimane vuota, Marta ha posizionato il piccolo cavaliere stellare senza più coscienza. Come una bambola qualsiasi.

In un qualsiasi giorno di gennaio, qui nella via Lattea, sul pianeta Terra.


Il racconto è stato scritto durante gli incontri della Fucina Okapi 365. Collettivo INstabile di scrittura.

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