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Visualizzazione dei post da gennaio, 2022

Sulle gambe

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Dedicato ad Arturo Guerreschi, detto il Signor Mino. Per i suoi racconti, per il suo esempio, per l’amicizia che sempre ci legherà. E mi tiene sulle gambe, come non faceva più da tempo. Mi tiene sulle gambe e il suo respiro è la primavera che viene. Davanti il lago, le anatre, due svassi, un cigno che plana sull’acqua maestoso e arrogante. Gli alberi che mettono fiori, le loro radici felici del sole che riporta Persefone fuori dall’Ade. Il cielo è terso, in una tonalità di blu che non vedevo da tempo. Da quanto non venivo qui , gli dico. Da quando non ci veniamo più insieme , risponde lui. In quell’azzurro passa un aeroplano. Sorride. Sorride sempre quando passa un aereo. Lui li guidava da giovane. Nella seconda guerra mondiale era in aviazione, mi ricorda, strizzandomi l’occhio come per dire: faccio apposta, lo so che la sai questa storia. Lo so che te l’ho raccontata almeno un milione di volte. Ma stavolta no, non te la racconto. E invece sono io che approfittando del salto di uno sc

in un punto della notte.

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qui sul prato, o mia piccola voce, mi sono fatto d’api per volare e parlare miele. ma la nebbia è un cubo bianco e solido. dove siamo? chi chiamiamo? qui, fra notabili e giudici e spie e roditori di porte, io non voglio imparare la parola giusta. ma cantare ancora la mia piccola parola sincera. non mi prenderete nella morsa dei colletti. io sono per il pugnale o per la carezza. il tiepido mi nasconde. per questo innalzo tre colonne  per ogni lato di mondo e le faccio preghiera.   si possono schivare gli sguardi.  lanciarsi nella mischia da soli.  rimanere parte del cielo.   è una conquista cadere. 

Lacrime di fuoco

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Mustafa se sta a brucià! - l’urlo arriva dal centro della piazza. Ripetuto più volte. Gridato a voce nuda, a spaccare a metà il cielo. Un urlo e una vampata di calore che rende sfocata, per un attimo, la facciata della cattedrale che come un gigante osserva la piazza da così tanti anni. Mustafa se sta a brucià! - la voce potente si fa largo nei padiglioni auricolari della città. Scuote il cuore, incendia l’anima. Andrea tiene per la mano sua madre. Ha 8 anni. Andrea che si commuove per un film, Andrea che ha regalato tutti i suoi pastelli a un suo compagno di classe, perché non li aveva. Andrea che è a Milano per la prima volta. Tutto gli sembra così grande. Tutto diverso dal suo piccolo paese. I palazzi, tutta questa gente che gli si muove intorno, questa chiesa gigantesca. Così bianca, così bella. E poi le vetrine addobbate per Natale. Il grandissimo albero pieno di luci colorate. Le bancarelle di legno. Andrea che mangia un pezzo di marzapane a forma di anguria, felice come una re