in un punto della notte.
mi sono fatto d’api per volare e parlare miele.
ma la nebbia è un cubo bianco e solido.
dove siamo? chi chiamiamo?
qui, fra notabili e giudici e spie e roditori di porte,
io non voglio imparare la parola giusta.
ma cantare ancora la mia piccola parola sincera.
non mi prenderete nella morsa dei colletti.
io sono per il pugnale o per la carezza.
il tiepido mi nasconde.
per questo innalzo tre colonne
per ogni lato di mondo e le faccio preghiera.
si possono schivare gli sguardi.
lanciarsi nella mischia da soli.
rimanere parte del cielo.
è una conquista cadere.
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