Lacrime di fuoco


Mustafa se sta a brucià! - l’urlo arriva dal centro della piazza. Ripetuto più volte. Gridato a voce nuda, a spaccare a metà il cielo. Un urlo e una vampata di calore che rende sfocata, per un attimo, la facciata della cattedrale che come un gigante osserva la piazza da così tanti anni. Mustafa se sta a brucià! - la voce potente si fa largo nei padiglioni auricolari della città. Scuote il cuore, incendia l’anima. Andrea tiene per la mano sua madre. Ha 8 anni. Andrea che si commuove per un film, Andrea che ha regalato tutti i suoi pastelli a un suo compagno di classe, perché non li aveva. Andrea che è a Milano per la prima volta. Tutto gli sembra così grande. Tutto diverso dal suo piccolo paese. I palazzi, tutta questa gente che gli si muove intorno, questa chiesa gigantesca. Così bianca, così bella. E poi le vetrine addobbate per Natale. Il grandissimo albero pieno di luci colorate. Le bancarelle di legno. Andrea che mangia un pezzo di marzapane a forma di anguria, felice come una renna la notte della vigilia. Mustafà se sta a brucià! Mamma, chiama Andrea. Andiamo a vedere chi è che urla. Dice. La mamma sorride: c’è un sacco di gente ma va bene. Sorride sempre sua madre, nonostante le acrobazie della vita. Il passo si fa più veloce, entrano nella folla. Andrea osserva i grandi dalla cintola in giù. Osserva i sederi. Ha paura che qualcuno molli una scoreggia, è un pensiero che gli viene così. Non sa da dove. Un pensiero che si distrugge quando la mamma, eroica, riesce a conquistare la prima fila. Mustafà se sta a brucià! Urla per l’ultima volta l’uomo davanti a loro. È a dorso nudo, nonostante il freddo. Le braccia, il petto e la schiena pieni di tatuaggi. Sono linee nere che formano le figure di un aquila, un orso, un leone. E poi sulle braccia segni che Andrea non ha mai visto. Strani. Una collana tatuata proprio sotto il pomo d’Adamo e dulcis in fundo una parola che copre tutta la pancia: IN IGNE VIVO. Andrea guarda sua mamma. Non sa se spaventarsi di fronte a quello strano uomo. Ma la madre sorride ancora. I capelli lisci e neri gli scendono fino al sedere. In testa porta un cappello a cilindro pieno di borchie e disegni d’argento. Braccialetti, anelli. Un paio di jeans e i piedi nudi. Mamma non ha freddo? - chiede il bambino. - No, con tutto quel calore. Infatti Mustafà come per accompagnare le parole della donna ha raccolto da terra la bottiglia di petrolio. In mano tiene una fiaccola accesa. Il miracolo accade. Dalla bocca dell’uomo una lingua di fuoco invade l’aria. Le guance di Andrea registrano quel calore nuovo che è come una carezza, piena di paura. Mamma! - Non ti spaventare. Non ti succede niente. Mustafà di nuovo sputa il fuoco. Poi fa partire una musica da una grande cassa nera dietro di lui e lo spettacolo ha inizio per davvero. Mustafà se sta a brucià. - L’uomo prende un’altra fiaccola, e un’altra ancora. Le accende e inizia a farle roteare velocemente. Le lancia in aria, le riprende. La bocca di Andrea ha la forma di un uovo. Tutto lo spavento è diventato meraviglia. Il fuoco crea cerchi, danza a ritmo della musica. Anche l’uomo danza con lui. Poi di nuovo il fuoco dalla bocca verso il cielo. Il numero si spegne in un catino di applausi scroscianti. Ha finito? - chiede Andrea – No, guardiamo cosa fa… Mustafà se sta a brucià. Ora il senso di quella frase diventa chiarissimo. Sempre a ritmo di musica l’uomo comincia a passarsi sul corpo, lentamente quella fiamma ardente. Ma non si fa male? - No, è abituato. Ci si abitua a tutto con l’allenamento ma tu non farlo mai se non vuoi andare all’ospedale! - No, mamma, no… - E poi lui sa come fare per non farsi male. C’è sempre un trucco. - Per me è figlio di un drago. - Forse hai ragione. Fuoco sulle braccia, sulla pancia. L’uomo non ha nemmeno un pelo sul corpo. Per un attimo il ragazzo vicino a loro ha paura che Mustafà si incendi i capelli. Ma non succede. I capelli seguono la musica che ora è diventata sempre più lenta. Anche i movimenti sono rallentati. Il mondo sparisce in quei gesti, in quello stupore di dicembre, un sabato pomeriggio. Poi il silenzio e nel silenzio un’ultima vampata di fuoco. Un ultimo grido: Mustafa se sta a brucià. Applausi. Andrea guarda la mamma e piange. Piange per la gioia. Piange per questa giornata insieme a lei. Piange per il Natale, per suo padre, per le bancarelle, il marzapane. Piange per il fuoco, per la meraviglia, per Mustafà. L’uomo vede quel pianto di bambino e gli si avvicina. Andrea si avvinghia alle gambe della mamma. L’uomo si abbassa e sorride. La puzza di petrolio invade l’aria. Un odore che Andrea non scorderà mai più. Prende la mano del bambino e chiede, con una voce dolce e leggera come una nuvola: Ti è piaciuto? - Andrea fa di sì con la testa. - Hai ragione tu, sai… - dice - non mi brucio perché sono il figlio di un drago. 

 La sera, a casa, dopo la doccia, Mustafà entra nella stanza. Un bambino è disteso nel suo letto e sta guardando un cartone animato. L’uomo si avvicina, l’odore di petrolio non è sparito del tutto. Si sdraia di fianco a suo figlio, gli sorride, lo abbraccia e poi senza sapere perché, piange.


Racconto scritto durante gli incontri della FUCINA OKAPI NARRANTE. Collettivo di scrittura INstabilE.

Commenti

le parole più lette

Al di là

110717: di ritorno da Santarcangelo. in treno.

in un punto della notte.